Skip to main content
Bellydance e vitalità della di una danza Rom mai oppressa

Bellydance e vitalità di una danza Rom mai oppressa

Per quanto lo si creda, la bellydance non è un tipo di danza pura al 100%.

Alla base di tutto vi sono culture che si mescolano, migrazioni di popoli, intrecci e fusioni di danze e culture preesistenti, come una delle più grandi, avvenuta durante lo spostamento dei Rom tra l’undicesimo e il quindicesimo secolo.

In realtà è andata bene così, oltre le incomprensioni, il razzismo, la delinquenza ed il malaffare che l’accettazione di nuove razze assieme alle loro rispettive culture va spesso a formare, esistono cose belle che perdurano in eterno, gemme artistiche come quella della belly dance, che ha saputo infrangere le barriere del pregiudizio femminile, unendo le donne di generazioni differenti e di ogni parte del Mondo.

In ogni luogo in cui un nuovo insediato sopraggiunge, questo viene chiamato in modo differente pur appartenendo ad un’unica “tribù” di origine.

Ricordiamo come questo sia accaduto proprio al popolo Rom, il quale a seconda di dove è andato ad insediarsi, è stato accolto in maniera e con nomi diversi tra loro: gitani in Spagna, gypsies in Gran Bretagna, in alcuni luoghi anche “egiziani” poiché si pensava fossero di derivazione Nord Africana, tzigani in alcuni Paesi dell’Est Europa, banjara in India e come ben sappiamo anche zingari, in Italia.

In realtà, anche se pochi lo sanno, la loro origine reale è Indiana, un’antica regione dell’india chiamata punjab, una popolazione che probabilmenti per motivi disparati, tra i quali la guerra, iniziò a spostarsi dalla loro terra di origine, attraversando come una lancia, tutta l’Europa, anzitutto passando in ordine da: Afghanistan, Pakistan, Golfo Persico, Nord Africa, Turchia e da lì dritti fino alla Spagna passando in vari Paesi europei.

Questo tragitto testimonia quanto questo popolo abbia raccolto a livello culturale da Paese in Paese, mescolando, adattando ed in alcuni casi evolvendo la loro cultura artistica con quella dei luoghi visitati e vissuti.

A loro bisogna attribuire il merito di aver creato (con questo ancora tutt’oggi attivo passaggio), il percorso creativo della bellydance, di averla saputa difendere, far conoscere, arricchire ed evolvere nel corso della sua storia, gestendo con sapienza una fusione tra popoli, gestendo la nascita di una danza ibrida con le varie tradizioni folkloriche che esistevano localmente nei vari luoghi.

Per quanto riguarda invece l’aspetto sociale, i nomadi non sono mai stati popoli conformisti, vivendo pertanto sempre ai margini delle antiche società dell’epoca, alcune volte per scelta ed altre volte per mancanza di interazione con le culture locali.

Questo fece in modo di poter proteggere le basi culturali e storiche della bellydance, perché mentre in Molti Paesi del Mondo, durante questi secoli, la danza in generale e le manifestazioni affini iniziavano ad essere più controllate ed in molti casi considerate come espressioni da reprimere in maniera drastica, nel loro piccolo i Rom hanno sempre continuato a cantare, suonare e danzare la propria libertà e la propria arte attraverso la bellydance, senza mai mancarle di rispetto né tantomeno reprimerla.

Grazie a ciò le culture nomadi che vissero ai lati della società, hanno potuto mantenere intatta la loro cultura matriarcale, incentrata sulla venerazione spirituale della Madre Terra e delle relative divinità (spesso femminili), o altri spiriti che proferivano alle popolazioni secondo il credo, benessere e fortuna (come il Pchuvus).

Inizialmente ballata come una danza propiziatoria ed universale allacciata alla nascita dell’essere umano, venne in seguito elaborata per essere eseguita e vista ovunque il popolo si spostasse: attraverso i viaggi dei Rom ecco che nacque la bellydance.

Interessante notare la sua differenza di oggi tra i vari popoli che la danzano, ma ancor più interessante è carpire ancora dopo migliaia di anni, gli aspetti comuni della bellydance tra i diversi Paesi: la vivacità dei gesti delle mani, l’utilizzo dei fianchi, l’utilizzo di mani e piedi come strumenti percussivi e molto altro.