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Omphalos: connessione tra cielo e terra nella danza antica

Omphalos: connessione tra cielo e terra nella danza antica

In contemporanea a tutta la simbologia esoterica del ventre appartenente alla storia delle antiche religioni monoteiste, esistevano una vastità di simboli che stavano a rappresentare nel loro insieme la sacralità femminile, questi particolari simboli erano reputati come “Omphalos”, ovvero: centri o fulcri legati profondamente alle divinità, anche se il significato intrinseco del nome sta ad indicare il punto più alto (almeno spiritualmente) del Mondo.

Oggi il ventre della donna nell’ambito artistico viene sfruttato in centinaia di tecniche di danza e culture

Il vero significato della parola Omphalos sta infatti ad indicare il centro di connessione tra la terra ed il cielo, un’altra specie di identificazione come furono le montagne che rappresentavano lo stesso ventre della donna e delle Dee, ossia, l’ombelico della Madre Terra.

E’ proprio da questi elementi distintivi che nascono quelle tracce storiche ed in certi sensi anche scomode di un passato e di un’origine prettamente matriarcale, dove il ventre femminile era l’origine del tutto, e dove l’uomo era il figlio e la donna era madre.

Passando da credo in credo e da sistema religioso a sistema religioso, inoltre, le raffigurazioni fisiche e concrete di questi elementi variano a livello rappresentazioni: nell’Islam ad esempio vi era la Ka’ba, vale a dire una costruzione antica situata all’interno di ogni sacra Moschea, situata secondo tradizione di fronte al “centro del cielo”.

All’interno di essa la celeberrima pietra oscura della Mecca, legata anticamente alla divinità Al-Uzza; quest’ultima assieme ad altre due divinità femminili rappresentavano la triade osannata dagli antichi popoli arabi.

Sia nella religione islamica così come in altre religioni antiche, tutte queste figure religiose di Dee fanno parte di un culto che solo in una seconda fase divenne monoteista, in alcuni scritti inoltre venerate dai profeti, la stessa figura di Maometto è legata profondamente alla Dea Al-Uzza, un tempo venerata da generazioni di devoti e custodita dalle sacerdotesse in zone limitrofe alla Mecca.

Tempo dopo le scritture probabilmente mutano in via definitiva perché Maometto rinnega il suo attaccamento religioso a queste divinità, cambiando inoltre idea anche nei riguardi delle tre figure Divine e femminili riconosciute fino a quel momento come intermediarie tra Dio (Allah) e il profeta fondatore della religione Islamica (lo stesso Maometto), tanto da spingerlo a in una seconda fase a distruggerne letteralmente i santuari che le rappresentavano e negando ogni tipologia di valore spirituale nei confronti del culto delle Dee.

In questo nuovo modello di religione sparirà completamente l’elemento legato alla divinità femminile (e di conseguenza anche del valore della donna nella società), ritenendo fintanto che anche l’origine della pietra nera della Mecca venne in realtà attraverso un dono ad Abramo dall’Arcangelo Gabriele.

Oggi l’istituzione religiosa della Ka’ba ha completamente sostituito anche le figure religiose fisiche delle sacerdotesse, interscambiandole con figure maschili, sacerdoti (Beni Shaybah) che vengono chiamati i figli della vecchia donna ma che ormai suggeriscono una presa di posizione all’interno dell’istituzione esclusivamente maschile, anche se direttamente discendente da quella femminile.

Moltissimi altri elementi sono stati eliminati, modificati o rinnegati dalla grande “riforma religiosa”, specialmente per distaccarsi dalla vecchia concezione celebrativa legata alla danza sacra, ma rimane ancora una importantissima cosa da chiederci tutt’ora riguardo a questo misterioso tema: “perché?”